Pausa caffè.
Metto gli occhi sulla pagina di un giornale categoria free-press.
E trovo questo commento.
Sarebbero molte le premesse che riguardano la free-press.
Diversi quotidiani che ripropongono le stesse notizie in ordine sparso prendendole da internet.
La differenza si basa sulla percentuale di gossip e sport.
E su alcuni spunti di alcuni opinionisti.
I lettori si sentono tranquillizzati da queste notizie versione mignon, non chiedono altro ed hanno la sensazione d aver adempiuto ai propri compiti:
il tessuto sociale che li circonda adesso è meno oscuro per loro. Non cercheranno altro.
E ancora…
la necessità della stampa -in generale- di orientarsi sempre più verso spazi di opinione invece che verso la cronaca del fatto.
L’epoca di internet ha reso talmente obsoleta la notizia che appena questa si presenta è già fruibile da gran parte dell’opinione pubblica (almeno quella parte che riveste valore per gli editori).
La migrazione verso gli opinionisti è stata inevitabile: perchè comprare un giornale quando gran parte delle notizie sono già disponibili da ore a costo zero?
La notiza muore in pochi secondi e per mantenerla viva e degna di essere narrata (e soprattutto letta) ci vuole uno scrittore più che un giornalista.
Il giornale sterza verso il racconto, verso la chiacchera da bar.
E qua entra in gioco Rinco.
Non gli devo dare del razzista,
me lo premette perché forse suppone che le sue parole possano indirizzarmi verso alcune ipotesi.
Mi chiedo perchè.
In fondo l’unico italiano che decida di criticare è, guarda caso, un magistrato.
Per il resto abbiamo una svizzera, un turco, un rom, e un tunisino.
Mi dice che non gli devo dare del razzista.
Beh, forse ha ragione.
Il razzista si nasconde ad un piano diverso, più in alto, ed osserva in silenzio.
A Rinco viene chiesto solo di essere strumento ed amplificatore (un dj radiofonico di successo che scrive su giornali gratuiti).
E più in basso, avanti di questo passo, troviamo la rabbia e le rivolte.
Le lotte tra poveri.
L’ideatore, l’amplificatore e la massa ricevente.
Rinco non è razzista perchè non sarebbe capace di distinguere un razzista da un essere umano.
Gli viene chiesta una manciata di qualunquismo, temi caldi e la possibilità di mandare il messaggio a più persone possibile.
Questo è il suo ruolo.
Non è meno colpevole per questo ma permette a noi di vedere cosa nasconde.
Una zecca potrebbe essere invidiosa?
I pidocchi hanno l’anima?
Gli acari sono vendicativi?
Non ho strumenti per affermarlo.
Ma posso dire che Rinco non è razzista.
A quel livello non c’è neanche arrivato.
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