Barbara Palombelli per "Vanity Fair"
Com'era dolce la Confindustria, prima di Emma! C'era una volta un'istituzione aperta, plurale, senza barriere politiche e/o ideologiche, dove s'incontravano gli economisti con i giornalisti, i professori con gli imprenditori – giovani e meno giovani, l'esperienza e l'ambizione – in un clima sereno, in luoghi meravigliosi come Capri, Santa Margherita Ligure, oppure nelle sedi austere delle associazioni sul territorio.
Ovunque si fosse, ci si chiudeva per giorni a discutere di futuro. C'era un giornale – Il Sole 24 ore – che andava a gonfie vele, e un supplemento domenicale che era la piazza italiana più seguita per il dibattito culturale. C'è ancora, per fortuna, una grande università, la Luiss (tenuta al riparo, in mani sicure come quelle di Piero Celli), che resisterà allo stress delle ultime polemiche.
Che peccato. Ci si attendeva, da una donna importante, con alle spalle un patrimonio di lavoro e di capitale così ampio, che l'Aquila di viale Astronomia volasse alta. Invece, si è ripiegata in un ghigno arcigno e piuttosto indecifrabile. I presidenti del passato erano riusciti quasi sempre a non sovrapporre i loro profili privati – con i relativi, inevitabili, problemi – quando parlavano a nome del meglio dell'impresa nazionale. E sceglievano, non a caso, dei portavoce adatti al dialogo.
Leggo il testo e non riesco a capacitarmi della cosa.
Il programma: "CERCO CASA DISPERATAMENTE".
I contestatori col fischietto in tasca che dicono «volevamo solo confrontarci» non fanno neanche ridere, tanto contribuiscono a incasinare e a far degenerare una situazione già incasinata. E fanno il gioco di quelli che considerano nemici. Già l’uso dell’espressione «nemici» fa pena. Neanche gli ultras che si menano in curva la usano più: gli avversari non sono nemici da eliminare ancor prima che inizi la partita. La rabbia dei cittadini è tanta, e non la si può ignorare facendo gli scandalizzati e basta, ma a forza di politica de panza dove siamo finiti? Le monetine a Craxi e le manette di Tangentopoli ci hanno portato dritti dove siamo: vi piace?
A molti piacerà, visto che la maggioranza del Paese ha votato questo governo. A parecchi invece non piace per niente. Poi ci sono gli altri: i talebani che il primo ministro lo vorrebbero in padella, con contorno dei suoi arrosto. E i talebani non mi piacciono per niente, anche se, a volte, nel buio della mia stanzetta, li sogno in padella anch’io, i nostri governanti, con un contorno di verdure alla griglia. Ma mi limito a pensarlo, o a farci qualche battuta col vicino di autobus. (Parentesi: forse l’espressione «discorso da autobus» andrebbe aggiornata, visto che in autobus non attacca bottone più nessuno perché stiamo tutti a spippolare sul telefono).
E anche se l’esempio che ci arriva dal Parlamento non va in questa direzione, continuo a pensare che la politica debba basarsi sul confronto e il rispetto, non su cappi e manette. Gli strumenti di dissenso sono svariati e il più concreto è il voto: usiamolo, al posto di fischietti e monetine, se non vogliamo tornare uomini di Neanderthal.
A proposito di uomini di Neanderthal, Maurizio Gasparri che sui fischi a Schifani dichiara «Insulti, odio e astio producono frutti velenosi» fa sorridere, anzi sghignazzare: ha parlato il Mahatma Gandhi. Detto questo, ha ragione. Persino lui, Dio mi perdoni. E noi vogliamo continuare a metterci nelle condizioni di dover dar ragione ai Gasparri? E, a proposito dell’a proposito, l’abuso dei termini «squadristi» e «fascisti» che molti – compreso Piero Fassino – fanno in queste circostanze: vorrei lanciare la proposta per un’altra campagna (oltre a quella per l’abolizione dell’espressione «discorso da autobus», oggi mi voglio rovinare): possiamo calmierare il termine squadristi e sostituirlo col più appropriato «imbecilli»? O – se imbecilli vi sembra troppo radicale – con «infantili e immaturi»?
A 15 anni, e persino a 20 – non posso negarlo – ci sarei andata anch’io alla Festa del Pd col fischietto. Poi si cresce, però.
Gli strumenti di dissenso sono svariati?
Devo dire che è la fine però a trovarmi concorde.
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