CPT di Via Corelli.
Martedì sette aprile alle 22.30 i detenuti del centro di identificazione ed espulsione iniziano una protesta salendo sul tetto dei gabbiotti nei quali vengono rinchiusi (le versioni disponibili online divergono: alcuni sostengono la presenza dei manifestanti sul tetto e non su singole strutture) .
I motivi?
Condizioni di detenzione e durata del trattenimento.
http://www.meltingpot.org/articolo14302.html
http://www.carta.org/campagne/diritti+civili/17107
Al momento di ridiscendere inizia la mattanza.
La polizia carica.
Alcuni "ospiti" restano feriti.
Venti minuti dopo, a freddo, arriva una nuova carica.
Durante un collegamento in diretta di Radio BlackOut.
La polizia afferma che uno dei contusi si è procurato alcune ferite scendendo da un lampione utilizzato come "ascensore" per fuggire dal tetto.
Sono problemi recenti?
No.
Il 19 febbraio un gruppo di immigrati, per analoghe motivazioni, aveva iniziato una protesta durante la quale era stato appiccato del fuoco all’interno del centro.
http://www.meltingpot.org/articolo14050.html
Il CPT (CIE) di via Corelli è solo uno dei tanti.
A Bologna nel 2006 i detenuti sono vittime di una violenta spedizione punitiva a seguito di una protesta dei detenuti.
http://www.meltingpot.org/articolo7096.html
A Roma, in tempi recenti, un migrante muore nel CPT (CIE) di ponte Galeria.
http://www.carta.org/campagne/migranti/cpt/16915
Lo scorso anno a Torino un morto.
http://www.dazebao.org/index.php?option=com_content&task=view&id=2377&Itemid=98
Pestaggi a Lampedusa
http://www.meltingpot.org/articolo14343.html
A Modena, nel 2007, due morti nel giro di pochissimi giorni.
http://www.meltingpot.org/articolo11300.html
Sono riferimenti randomici, non ricercati.
Dati sparsi che, però, dovrebbero far capire le dimensioni di un problema che i media si ostinano, salvo rari casi, a non rendere noto.
Nel 1996, con il Governo Prodi, ovvero con il governo di coalizione del Centro Sinistra, che aveva Rifondazione Comunista come uno dei suoi componenti,è stata promulgata la Legge 40/96.
Detta Legge,chiamata "Testo Unico per le politiche d’Immigrazione" all’articolo 12 recitava…
" S’istituiscono strutture addatte a trattenere cittadini stranieri per un periodo determinato ai fini solo di rendere posibile la loro identificazione. Le sudette strutture non applicheranno misure cauteltive perchè le persone li tratute sono a disposizione dell’Autorità prefettizia e non accusate di reato alcuno".
L’introduzione della Bossi-Fini non ha certo migliorato tale situazione.
Hanno cambiato nome diventando CIE.
Nonostante i cittadini stranieri si trovino all’interno dei CPT con lo status di trattenuti o ospiti, la loro permanenza nella struttura corrisponde di fatto ad una detenzione, in quanto sono privati della libertà personale e sono sottoposti ad un regime di coercizione che, tra le altre cose, impedisce loro di ricevere visite e di far valere il fondamentale diritto alla difesa legale.
E allora?
Situazione dura ma giusta (od inevitabile) secondo alcuni.
Peccato che il rispetto dei diritti umani in tali strutture sia tutto da verificare.
Perchè?
Ad amministratori di enti pubblici, giornalisti, operatori di organizzazioni per i diritti dell’uomo e garanti per i diritti delle persone detenute è vietato l’accesso ai CPT. Solo deputati e senatori, previa autorizzazione prefettizia, possono visitare i CPT.
E’ superfluo dire che verificare le condizioni di tali centri con un simile margine di preavviso permette di coprire qualunque genere di inadempienza.
Il Consiglio d’Europa è costretto a stigmatizzare il comportamento del governo italiano in materia di accoglienza.
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-5/consiglio-europa/consiglio-europa.html
(è opportuno ricordare che il Consiglio d’Europa e la comunità europea NON sono la stessa cosa)
Ovviamente le autorità italiane davanti ad una tale manifesta critica rispondono affermando di aver intrapreso le opportune azioni.
Esattamente come avevano fatto mesi addietro davanti ad una simile protesta dello stesso organismo.
Lampedusa intanto, con il suo CPT, viene letteralmente militarizzata.
Per decisione di Maroni sull’isola sono presenti, in forma stabile, OLTRE MILLE POLIZIOTTI.
Da Palermo, con l’unico volo di linea, spesso i cittadini di Lampedusa sono costretti a restare a terra a causa del continuo afflusso di militari.
http://www.meltingpot.org/articolo14326.html
E il numero dei poliziotti non modifica, se non in peggio, la situazione dei detenuti:
http://www.affaritaliani.it/cronache/lampedusa_picchiati_polizia_storie_choc_detenuti150409.html
Intanto le espulsioni continuano:
"Tra i casi più clamorosi presi in esame, quello di alcuni immigrati tunisini che avevano tentato di opporsi ai rimpatri, per il rischio di tortura, appellandosi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il governo italiano ha proceduto lo stesso con l’espulsione, ignorando la richiesta formale della Corte di sospendere il provvedimento in attesa di una valutazione del caso."
Sul territorio italiano sono presenti circa una dozzina di CPT attivi.
Molti altri sono dislocati in tutta Europa.
Continuare a ritenere che la gestione italiana ed europea del fenomeno migranti sia improntata all’accoglienza è utopico, almeno dal punto di vista della politica ufficiale.
I CPT sono esemplari: a fronte di proclami che ostinatamente dipingono gli italiani come brava gente stanca di subire le angherie dello straniero (ma che, essendo italiani, sopportano perchè non sono razzisti) abbiamo nascosti in varie zone d’Italia dei piccoli lager finalizzati tanto ad un vano scopo di deterrenza quanto ad una falsa percezione di controllo.
Esistono i CPT ma non è opportuno rendere note le norme che li regolano (o più spesso non li regolano). E’ meglio ricordarne l’esistenza solo dove sia possibile mostrare la cattiveria degli ospiti.
I rapporti di Amnesty International e MDS sono cristallini in questo senso: le denuncie abbondano. Dal diritto d’asilo non gestito correttamente (o più spesso neanche preso in considerazione) all’impossibilità di poter beneficiare di diritti fisici assai più immediati.
"Vi sono notizie di condizioni igieniche carenti, di cibo scadente, e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola. Non esistono ambienti separati per i richiedenti asilo, né vengono previste aree separate per gli ex-carcerati: quest’ultimo fatto fa del CPT una semplice estensione del sistema carcerario" (uno dei numerosi casi)
http://it.wikipedia.org/wiki/Centro_di_permanenza_temporanea
Allora?
Allora siamo in presenza di uno "strumento" sgradevole, mal gestito, forse spuntato ma necessario? I media non affrontano una tema scomodo ma comunque importante?
Ma soprattutto è utile nella logica attuale la presenza dei CPT sul suolo italiano?
Ben oltre le opinioni di parte verifichiamo alcuni dati.
Nel 2006/7 l’ambasciatore ONU Stefan De Mistura si trova a presiedere una "commissione per le verifiche e le strategie dei centri" (distinzione ulteriore tra CPT e CPTA).
Alcune considerazioni finali sono disponibili sul sito degli interni:
http://sergiobontempelli.wordpress.com/2008/05/04/cpt3/
La ricerca della Commissione si sofferma anche sull’efficacia dei CPT, cioè sulla reale capacità di rimpatriare gli stranieri trattenuti: «emerge», si legge nel Rapporto De Mistura, «una situazione diversificata da Centro a Centro […]: per i 6 CPTA per i quali è stata possibile un’elaborazione, si passa complessivamente dal 52% di Modena al 73% di Ragusa. Degli altri 7 CPT, 2 non hanno fornito dati e 5 evidenziano incongruità tra parziali e totali». «In sostanza», conclude la commissione, «su ogni 10 trattenuti in media 6 vengono successivamente espulsi con accompagnamento alla frontiera, […] e in molti casi non si dà luogo all’espulsione perché non si riesce a procedere all’identificazione» [pag. 13].
Niente per cui esaltarsi apparentemente.
Ancora meno se prestiamo attenzione a questo dato:
il sistema dei CPT è in grado di accogliere nell’arco di un anno, 11.742 persone, a fronte di una presenza di stranieri irregolari in Italia che la commissione stima attorno alle 300.000 unità
Con dati come questi è davvero opportuno discutere ancora di efficacia?
1 a 30… nel migliore dei casi.
Sia che vengano visti come strumento di controllo ed espulsione, sia che qualcuno li ritenga invece centri di accoglienza (!!!).. come si potrebbe discutere di efficacia con numeri come questi destinati ad aumentare esponenzialmente?
Mettendo da parte le cecità selettiva dei media (possono essere pilotati dai comunisti), i diritti umani calpestati (quelli non la piantano mai di lamentarsi), i luoghi comuni e le questioni elettorali…
Cosa ci resta?
Anzi,
cosa resta a coloro che ci finiscono dentro?
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