Alcune volte le cose sono più semplici di quanto sembrino.
Non è necessario chiamare in causa temi elevati, come la pace o la ricerca di
giustizia e verità…ad esempio, con il rischio o la precisa volontà di
svalutare tali temi.
Il fatto è semplice:
i genitori di Arrigoni vogliono che la salma, per arrivare in Italia, passi dall'Egitto e
non da Israele.
Lineare.
Una scelta semplice che ricalca in pieno le posizioni che Vittorio ha espresso
da vivo.
Basterebbe questo: rispettare la volontà di un uomo che ha dato la propria vita
per difendere i più deboli.
D'improvviso però ci troviamo Etgar Keret che ci dice: diamo una possibilità
alla pace con un gesto che lasci speranza.
Facciamo transitare la salma da Israele.
Dice:
"nell’intransigenza degli assassini fondamentalisti islamici che le hanno
ucciso il figlio."
Questo perché in passato l'analogo tentativo messo in atto dalla marina
israeliana non era andato a buon fine.
"e nell’intransigenza del gesto della madre."
Forse ho letto male?
Qualcuno si permette di definire "intransigente" un gesto di una madre in linea
con la volontà di un figlio ucciso?
La vita non è una semplice, casuale, estrazione di parole.
Se sei un scrittore e ci devi campare non ti fai bendare, non metti la mano a
caso nel calderone ed estrai la prima parola che esce.
La madre non è "intransigente", la madre sceglie il gesto d'amore più semplice.
"Un gesto che, nel voler distinguere il bene dal male, nega completamente la
possibilità di qualsiasi ambiguità e di ogni sfumatura di grigio"
Le sfumature di grigio vanno lasciate altrove, in altri tempi e luoghi.
Non possono essere sfumature di grigio quelle che ci dicono che durante Piombo
Fuso vennero uccisi 1300 palestinesi e 13 israeliani
E quella magica operazione che tanto merito rese al "coraggio" dei soldati
israeliani, è opportuno ricordarlo, trovò Arrigoni come uno dei pochi
occidentali ostinato nel restare a Gaza a rischio della propria vita.
Le sfumature di grigio sono per i luoghi dove il dialogo trova spazio prima
delle armi.
Le sfumature di grigio ricordano le sfumature di fosforo bianco.
Lasciamole ad altri.
Keret, come altri scrittori, forse parla senza desiderio di offendere.
Forse crede che una pace "generica" aiuti.
Che i bei gesti cambino le cose.
Allora cominci a scrivere a Deborah Fait.
Le dica di tacere e le chieda un gesto simbolico.
La parli del bene e del male come ha fatto, in modo tanto comprensivo, nei
confronti della madre di Arrigoni.
Se ha tempo a disposizione scriva anche a Fiamma Nirenstein.
E rammenti ad entrambe il concetto di estremismo che tanto gli è caro.
Keret, come altri scrittori, cominci a praticare per primo lui gesti simbolici
che aiutino la pace.
Ricordo la fiera del libro di Torino del 2008.
Ospite d'onore?
Israele.
Vogliamo citare alcuni degli ospiti?
Amoz Oz , Abraham Yehoshua, Aharon Appelfeld, David Grossman, Zeruya Shalev,
Orly Castel-Bloom e, ma tu pensa, Etgar Keret.
Essere israeliani non vuol dire necessariamente essere a favore dell'occupazione.
Ma non fare nulla per opporsi a cosa equivale?
Aharon Shabtai non ha temuto di rifiutare l'invito.
Partecipavo anche io, ovviamente non come scrittore, al salone del libro: fuori dai cancelli, manifestando contro, come tanti altri.
Dove, non è difficile immaginarlo, sarebbe stato possibile trovare anche Arrigoni, se solo fosse stato in Italia.
Gli scrittori israeliani come Oz, Yehoushua, Grossman hanno vita facile a promuovere la pace.
Tutti vogliamo la pace.
Ma la giustizia sembra sempre un concetto "altro".
Io ho scelto, in modo piccolo ed incoerente, di farmi carico di Berlusconi.
Del suo governo e del disfacimento morale ed economico che genera.
Questo vale per me esattamente come per milioni di altri italiani.
Ognuno con il proprio limitato carico di esperienza e conoscenza.
Alcuni di coloro che si oppongono sono più attivi, altri parlano di più, altri scrivono.
Ognuno lo fa con gli strumenti che ritiene più consoni.
Ma in questa realtà il silenzio è connivenza.
E questo vale per tanto per Berlusconi quanto per Sarkozy.
Tanto per Netanyahu quanto per Obama -smettiamo di vederlo come uomo rivoluzionario-.
E' una lotta globale.
Vale per l'operaio e per il dottore.
Per lo studente e per l'impiegato.
E vale anche e soprattutto per chi ha una disponibilità mediatica ampia e gli strumenti per veicolare
adeguatamente un messaggio.
Gli scrittori, se possibile, nel silenzio sono ancor più responsabili.
Però questa é retorica che possiamo benissimo concedere ai narratori quando
giocano alla lotteria dei lemmi.
Noi usiamo solo la logica e torniamo a Vittorio.
La logica ci dice che la marina israeliana ha sparato ad Arrigoni -almeno le
cicatrici non mentono-
E ci dice che non era gradito ad Israele.
Ci dice anche che se per andare a Gaza, fosse passato da Tel Aviv sarebbe
stato rispedito indietro a calci nel culo.
Adesso in quale di queste frasi è possibile scorgere il desiderio di Israele di
vedere transitare Arrigoni sul proprio territorio?
Dove si nasconde il "benvenuto" nelle precedenti frasi?
Cercando bene, però, forse ho capito dove possiamo trovare l'elemento gradito che non comprendevo.
Adesso può transitare DAVVERO da Israele.
Perché è morto.
P.S. Parlai già di Arrigoni, solo di sfuggita, in un vecchio post.
In tale ambito lo confrontai, in modo esplicito, a Saviano.
E in modo esplicito espressi una netta preferenza.
Anche in quel caso era stato semplice leggere la verità nascosta nella retorica.
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