Piazza Fontana
Ho avvertito la tensione come fosse qualcosa di reale.
Era nei volti dei manifestanti, negli occhi celati oltre il casco di protezione dei poliziotti.
L’ho avvertita in modo così concreto perchè quella tensione era anche dentro di me.
Ho urlato slogan e intonato canzoni.
Mi sono esaltato ed ho gioito quando gli uomini in uniforme sono stati richiamati.
Mentre la piazza tornava al popolo non potevo fare a meno di cantare "Bella ciao!"
Non posso dire se sia stato giusto ma è accaduto.
Quella rabbia adesso è difficile descriverla, persino ricordarla.
Ma era là e l’ho avvertita.
Ci sono stati alcuni momenti, quando la polizia sfilava tra i due blocchi di folla, ci sono stati alcuni secondi sospesi.
Da un lato qualcuno dei civili avrebbe volentieri allungato un paio di pugni ai militari in ritirata, dall’altro invece ho esteso le mie braccia facendo in modo che, per la parte di tragitto che dovevano fare per andare via, non venissero colpiti da altri.
Ma l’ho fatto per proteggerli o per farli andare via prima?
Cosa sta succedendo?
La tensione sale e gente come me, poco avezza alle manifestazioni, poco propensa alla collettività, incapace di essere profondamente altruista, si trova ad essere parte di un tutto al quale non aderisce completamente.
Non sono un no-global.
Non arrivo dai centri sociali.
Il clima si sta surriscaldando.
I discorsi dei politicanti sono sempre più feroci.
I mugugni del popolo iniziano ad essere sempre meno sussurrati.
E gente come me, che un giorno non faceva altro che scrivere, comincia ad alzarsi più spesso dal terminale.
Sono un prodotto emotivo di una campagna ben orchestrata che vuole che il popolo reagisca secondo gli interessi dei differenti potenti in conflitto?
Lo sono.
Lo sono eccome.
Sono il risultato delle loro manovre, dei loro giornali, delle loro ingiustizie, delle loro leggi.
Del loro razzismo.
Sono un personaggio come molti, consapevolmente manovrato.
Alla fine sono solo diversi limiti, soglie diverse di accettazione.
Tanti che prima di me scrivevano hanno abbandonato da un pezzo la tastiera per ribellarsi.
Per molto meno.
Per cose molte più giuste.
Ho incontrato persone cresciute a pane, ideali e manifestazioni di protesta.
Gente fantastica.
Sono solo livelli diversi, ingiustizie diverse che alcune volte si accettano e altre volte ci indignano.
Dove culture differenti ci hanno portato ad accettare qualcosa in più o qualcosa in meno.
E in quella manifestazione la mia rabbia è stata frutto pianificato di un clima che porterà allo scontro.
La mia emozione di allora è stata il miglior biglietto da visita per il prossimo inverno.
Così ho due amici che non si sono ancora alzati ma hanno la lucidità sufficiente per analizzare quanto accade senza concedere spazio alla speranza.
Ho due amici che forse non la pensano come me ma spesso sanno cosa è giusto difendere.
Loro alle manifestazioni non ci vanno, da quanto so io.
Tutti noi abbiamo accanto persone migliori di quanto forse potremo mai essere noi stessi.
Non fanno le nostre scelte e sanno argomentare le proprie.
Ma i destinatari di quella manifestazione, i destinatari del gesto contro Berlusconi, anche loro due sono tra quelli.
Loro vivranno le conseguenze mille volte e mille volte ancora fino a quando la loro lucida analisi verrà cancellata dall’indignazione,
fino a quando non necessariamente con una manifestazione ma magari con una semplice firma, fino a quando non saranno schierati (anche se, per fortuna, già lo sono)
E sarà un bene.
Desmond Tutu diceva che "se sei neutrale in una situazione ingiusta allora stai dalla parte dell’oppressore"
L’oppressore in questo momento non è un solo uomo… no, l’oppressore in questo momento è oltre la metà di un popolo che legittima un governo razzista, classista e privo di qualunque giustizia.
Un popolo che legittima il proprio isinto predatorio premiando i più avidi e crudeli.
E io so perfettamente che la mia indignazione, che le mie ricerche parallele per la verità, che i miei tentativi di comprendere,
so perfettamente che anche tutto questo è previsto.
E’ scritto nella storia come lo è per quei due miei amici.
E’ banale rendersi conto di essere strumenti in mano di diversi potenti che di volta in volta quando si combattono decidono come muoverci.
Ma il punto non è essere uno strumento.
Non è accettare che qualcuno sopra di me, per i suoi porci comodi, utilizzi la mia rabbia.
E utilizzi a proprio favore quella dei giovani dei centri sociali o quella dei no-global.
Il punto è capire se questa rabbia sia giusta, se la direzione sia giusta.
Poche volte nella storia i potenti hanno pagato per i crimini commessi.
Questo perchè, esattamente come adesso, le loro ingiustizie erano approvate dal popolo.
Poche volte la ghigliottina è scesa sulla testa dei regnanti e invece molto più spesso ha falicidiato vite di gente povera ed ignorante.
E mentre la condanna veniva eseguita il resto del popolo esultava per lo spettacolo.
Io sono consapevole che ogni atto di violenza attuato contro questo governo esacerba gli animi.
Ma davvero siamo ancora al punto in cui la lotta contro questo governo è ragionevolmente praticabile in termini pacifici?
Sono efficaci gli strumenti "democratici" che possediamo?
Abbiamo dei leader che siano reali interpreti della nostra indignazione?
E anche ci fossero simili leader, rappresentano forse una tale massa critica da poter contrastare efficacemente il governo?
Se osserviamo, come molti di noi ancora sono capaci di fare, se osserviamo crescere il razzismo e l’ingiustizia e peggio
vediamo che questo peggioramento viene puntualmente sancito da leggi e votazioni, anche allora dobbiamo
accettare la strada della democrazia?
Quando respingiamo i barconi è giustizia solo perchè è scelta democratica?
Quando i dottori devono denunciare i malati è legittimo perchè è una legge del governo eletto democraticamente?
Quando la gente muore per leggi scritte va tutto bene perchè alla maggioranza sta bene?
Quale sarebbe la vera violenza?
Mentre aspettiamo le nuove tornate elettorali cosa facciamo intanto?
E quando le nuove tornate elettorali vanno peggio di quelle precedenti?
Soprattutto in questa strada verso l’inferno abbiamo strumenti che possano essere efficaci restando dentro alla legalità?
E’ solo un gioco estremamente delicato, sospeso sul filo della rivolta, dove si fa in modo che il popolo subisca fino all’istante prima della sua possibile reazione.
Un gioco che funziona meglio quando il popolo questa vessazione la gradisce.
Quando addirittura la prentende.
Le manifestazioni diventano più radicali.
L’integrazione sociale tra classi povere od etnie prive di voce è utopica (e nessuno realizza che è solo una scala di diverse invisibilità).
E questo si verifica con buona pace di una destra xenofoba e intollerante, grazie agli strumenti
che la destra stessa ha deciso di utilizzare per garantirsi la giusta tensione interna.
E’ la più antica delle lotte tra poveri.
Italia, ventunesimo secolo.
Dove le forme di ribellione sono ancora ad uso di pochi.
Dove la maggioranza accusa una sinistra che non ha mai realmente governato di essere causa
dei mali dello stato.
E il popolo ci crede.
Alla fine dopo tutto questo mi si chiede se condanno il gesto di aggressione contro Berlusconi?
Non essendo altro che un nessuno, un prodotto di una società che mi vuole in questo modo, potrei rispondere che
non la condanno l’aggressione al premier, non quanto condanno la violenza quotidiana sugli immigrati.
Quella violenza che passa in silenzio come passa in silenzio la morte degli operai edili, l’unica categoria di
morti che non sarà mai considerata eroica.
Potrei dire che non la condanno quanto condanno le leggi inique che salvano squali della finanza che hanno mandato in miseria migliaia di famiglie.
O che non la condanno quanto condanno questa patologica "fabbrica del consenso" costruita ad arte per farci odiare vicendevolmente.
Beh, il fatto è che io davvero non sono nessuno.
Scrivo un blog dove non si può commentare se non ci si iscrive-
In uno spazio di controcultura che non è particolarmente conosciuto.
Dove ci si arriva a fatica se ricordi l’indirizzo e dove per caso non ci giungerai mai.
E sono un prodotto della "fabbrica del consenso" o forse una sua conseguenza.
E quindi, sotto sotto, in silenzio, la risposta è ovvia.
Io quella violenza non la condanno.
Perchè la violenza dei potenti sui deboli raramente viene ripagata con la stessa moneta.
Ma quando accade non riesco a certo a rattristarmi.
Io quella violenza non la condanno.
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