Segnalo, ipotizzando che a qualcuno possa interessare, uno scambio di opinioni avuto con la Regione Lombardia il mese scorso.
Motivo del contendere? 14 formelle di Lucio Fontana.
Non entro nello specifico perché il testo successivo dovrebbe essere esplicativo.
Email numero 1 -inviata da me-
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Buongiorno,
avrei bisogno di alcune informazioni relative alla compravendita, da parte della regione, delle 14 formelle di Lucio Fontana conosciute con il nome di "Via Crucis".
Prezzo acquisto: 350.000 euro.
http://www.asca.it/regioni-LOMBARDIA_CULTURA__GIUNTA_APPROVA_ACQUISTO__VIA_CRUCIS__LUCIO_FONTANA-524875–.html
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/10_agosto_13/regione-fontana-senesi-1703569664947.shtml
Chiedo venia nel caso io sia in possesso di informazioni non esatte ma posso assicurarLe che non è mia intenzione far perdere tempo a nessuno.
Partendo dal presupposto che i due articoli che ho segnalato dicano il vero risulterebbe che tale opera sia destinata a trovare una prima collocazione temporanea presso il Pirellone.
In un secondo tempo -parrebbe trattarsi della primavera del 2011- le formelle invece dovrebbero poter essere visionate presso il Museo Diocesano.
Questi i fatti, almeno per quanto mi è dato sapere consultando i giornali.
La motivazione dell'acquisizione sarebbe la salvaguardia dell'opera.
Niente da dire.
Andando però sul sito del Museo Diocesano alcuni dubbi mi sono comunque venuti.
Leggendo le FAQ del museo è infatti possibile sapere che "Le opere in deposito permanente e temporaneo rimangono di proprietà dell'ente ecclesiastico di provenienza. Alcune opere inoltre sono di proprietà del Museo stesso."
http://www.museodiocesano.it/infoFAQ.asp?sez=7&link=27
Vorrei anzitutto capire, dato che si parla di una convenzione, che tipo di deposito sia collegato all'opera del Fontana: temporaneo, permanente o cosa?
Capirà bene, dato che parliamo dei soldi dei cittadini, che non è una distinzione di mera forma.
Inoltre auspico che il sito sia in errore quando segnala che le opere "appartengono all'ente ecclesiastico di provenienza": la regione, almeno per ora, non dovrebbe essere definita ente ecclesiastico.
Questo ovviamente nel migliore dei casi ovvero quello in cui la proprietà del bene risulti mantenuta dalla regione.
Questo comunque è solo il primo dei due dubbi.
In virtù della ragguardevole cifra che è stata spesa vorrei conoscere le motivazioni che hanno spinto la giunta, o chi per essa, a decidere di "prestare" -sempre nel migliore caso- tale opera al Museo Diocesano.
Perdonerà la richiesta apparentemente venale ma i giornali riportano articoli sintetici che poco spazio concedono all'approfondimento.
I soldi che vengono spesi per comprare i biglietti per accedere a tale museo sono destinati alla diocesi, alla curia o alla regione?
Se mi sbaglio la prego di correggermi ma le posso garantire che al telefono con il Museo non sono stati esattamente propensi alla chiarezza.
Mi risulta che "il Museo è gestito dalla Fondazione Sant'Ambrogio, un ente ecclesiastico il cui consiglio è nominato direttamente dall'Arcivescovo di Milano, il quale sceglie anche il Presidente."
La regione “presta” una grande opera ma non ci mette bocca?
Se stessimo discutendo di una delle due prime ipotesi -gli ingressi del museo generano un ritorno economico non diretto alla regione- non sarebbe quanto meno illogico -per usare un mero eufemismo- comprare un bene di indubbio richiamo -ed estremamente costoso- per poi darlo in prestito ad una realtà che non permetterà un reale guadagno?
Questa scelta, a mio modo di vedere e con la mole di informazioni di cui attualmente dispongo, non è comprensibile neanche in virtù della tutela o del richiamo della stessa opera.
Infatti sarebbe altrettanto illogico ipotizzare di non avere spazi espositivi di pregio di proprietà della regione.
Il Comune di Milano dispone inoltre di Musei di assoluta fama.
Una collocazione onorevole non sarebbe stata possibile neanche in questi palazzi?
Ricapitolando, e sono certo che nella sintesi sarà più facile cogliere eventuali falle logiche o nozionistiche, mi sembrerebbe di capire che sia spesa una notevole cifra per una grande opera.
Ma che il giovamento economico che se ne sarebbe potuto trarre andrà a ricadere non sugli acquirenti -regione o cittadini tutti- ma su di una realtà che non solo potrebbe non necessitare di tale beneficio ma che, a quanto mi è dato sapere, non ha pagato neanche 1 dei 350.000 euro spesi per poter esporre tale opera.
Ringrazio per l'attenzione concessa ed in attesa di un riscontro
saluto cordialmente.
Un cittadino
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Questa mail (inviata il 20/08/2010) non ha inizialmente trovato alcuna risposta.
Ipotizzando che potesse esserci stata necessità di approfondimenti o carenza di personale a causa del periodo di ferie ho nuovamente portato avanti la mia istanza in data 24 -un semplice INOLTRA- (Email numero 2 -inviata da me-).
Nessuna risposta.
In data 27 ho inviato l'ultima missiva virtuale:
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Email numero 3 -inviata da me-
Buongiorno,
in relazione alla mia richiesta di informazioni sulla messa in mostra della citata opera -comprata con i soldi dei cittadini-, segnalo che non avendo ricevuto alcun genere di chiarificazione mi muoverò per altre vie rimarcando la questione ai media.
Sono altresì certo che, parlando di 350.000 euro spesi, e di questa completa assenza di risposte da parte della regione troverò una legittima attenzione altrove.
Saluti.
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Segnalo inoltre che i destinatari di questa email sono molteplici e per ottenere dei nomi ai quali scrivere ho comunque dovuto seguire una trafila telefonica non indifferente.
Era infatti mia iniziale intenzione avere SEMPLICI chiarificazioni telefoniche senza dover impiegare troppo tempo su internet.
Ho chiamato anche il museo diocesano -il giorno della mia prima email- ma l'esito è stato disastroso.
Credo che al telefono abbia risposto una persona non adatta a dare questo tipo di informazioni e tenderei a credere che non sia stata cattiva predisposizione d'animo quanto impreparazione al tipo di domande poste.
Alla mia richiesta di parlare con qualcuno che potesse darmi informazioni più precise (tipo di rapporto con la regione rispetto alla futura opera da mettere in mostra, destinatari dei soldi recuperati con il costo del biglietto) mi è stato detto che non c'era nessuno disponibile al momento.
Non ho ragione di pensare il contrario.
A seguito di questa prima telefonata ho deciso di chiamare in regione.
Ed alla fine di una serie di telefonate mi sono stati forniti alcuni indirizzi email ai quali inviare la mia richiesta di informazioni.
In data 31, dopo la mia ultima richiesta meno gentile, ricevo la risposta.
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Email numero 4 -inviata da regione-
Gent. Sig. Fabio Sallustro (rilevo il suo nome dall'indirizzo e-mail, noncomparendo nella firma del messaggio),su incarico dell'Assessore Massimo Buscemi e del Direttore Generale AlbertoGarlandini – cui Lei si è rivolto – le fornisco alcune informazioniaggiuntive relative all'acquisto da parte di Regione Lombardia della "ViaCrucis" di Lucio Fontana, e del suo previsto deposito presso il MuseoDiocesano di Milano. Le confermo anzitutto le informazioni di cui già dispone, e cioè chetrattasi della Via Crucis realizzata da Fontana tra il 1955 e il 1957 perla Cappella della Casa materna Ada Bolchini in via Cascina Corba a Milano(detta anche "Via crucis bianca"); il prezzo d'acquisto è stato concordatoin Euro 350.000, cifra che ha avuto un riscontro autorizzativo (in data 31maggio 2010) anche da parte della Soprintendenza competente, come previstodal Codice dei Beni Culturali. Con questo impegno, la Giunta Regionale (con deliberazione propostacongiuntamente dal Presidente e dall'Assessore alla Cultura) ha volutorispondere ai suoi compiti costituzionali in materia di beni culturali, intermini di collaborazione alla tutela del bene in questione, e divalorizzazione e pubblica fruizione dello stesso. L'ente proprietario dell'opera era infatti intenzionato a cederla, cercandoperò di mantenerne (e anzi accrescerne) una fruibilità pubblica.Trattandosi di un bene culturale notificato, in ogni caso la venditasarebbe stata sottoposta a diritto di prelazione da parte di enti pubblici(Stato, Regione o Enti locali) prima di potere essere messa sul mercato. Confermo anche che Regione Lombardia – per valorizzare questo importantecapolavoro, finora poco conosciuto proprio per la sua collocazione inlocali non abitualmente aperti al pubblico – intende esporre l'opera in unamostra da realizzarsi (prevedibilmente) nella primavera 2011 presso ilPalazzo Pirelli.Per la collocazione successiva e stabile, doveva invece essere scelto unistituto che fornisse le più ampie garanzie in termini di tutela,sicurezza, fruizione, valorizzazione. Infatti Regione Lombardia – visti isuoi compiti istituzionali di governo – non ha strutture fisiche eorganizzative adatte alla conservazione di beni culturali.In tutti i casi in cui è stato acquisito patrimonio culturale, si èprovveduto al suo deposito presso istituti adatti. In ogni caso si trattaappunto di "deposito", restando la proprietà di Regione Lombardia e venendoa far parte quest'opera del patrimonio pubblico. Il deposito sarà regolato attraverso una convenzione (stesa su un modellolargamente sperimentato in molti casi simili precedenti) che garantisce ilproprietario del bene (cioè Regione Lombardia) sugli aspetti fondamentalicome la sicurezza e sorveglianza continua, la richiesta di autorizzazioneper esposizioni, prestiti, ecc., la collaborazione per le azioni dimanutenzione e restauro, nonché per le iniziative di studio, divulgazione,comunicazione. La convenzione ha una durata di cinque anni, dopo i qualipotrà essere rinnovata o meno; inoltre Regione Lombardia può recedere inqualsiasi momento se non vengano rispettate le condizioni stabilite. Per quanto riguarda la scelta dell'Istituto depositario, essa è caduta sulMuseo Diocesano di Milano per i seguenti motivi:- si tratta di un museo riconosciuto da Regione Lombardia, e in quanto talerispettoso delle linee guida regionali, nazionali e internazionali- si tratta di un museo di indubbio prestigio e valenza nazionale,posizionato centralmente a Milano, aperto al pubblico in orari ampi evisitato da un gran numero di utenti- il Museo ha promosso nel passato iniziative di conoscenza dellaproduzione artistica di Lucio Fontana, in particolare una grande mostra del1999 dal titolo"Lucio Fontana, oltre la materia" (ove la "via crucisbianca" non potè essere esposta per indisponibilità della proprietà); ildirettore del Museo, Paolo Biscottini, ha compiuto studi e pubblicato saggiin particolare sugli aspetti religiosi dell'opera di Fontana e sulla stessa"Via crucis bianca"- il soggetto dell'opera – appunto una "Via crucis" – è religioso: quindila collocazione più opportuna dell'opera, per un suo inserimentocontestuale e tematico corretto, è un museo di arte sacra. Per quanto riguarda altri aspetti da lei toccati nel messaggio:- l'accesso al Museo diocesano è a pagamento, ma anche i musei civici ealtri musei pubblici lo sono- i proventi dei biglietti sono destinati alla Fondazione Sant'Ambrogio,ente gestore del Museo- è senz'altro condivisibile appieno la sua affermazione secondo cui "IlComune di Milano dispone di musei di assoluta fama": tuttaviatipologicamente il museo più "adatto" alla conservazione di un'opera comela Via crucis di Fontana potrebbe essere ritenuto il "Museo delle Artidecorative" al Castello: ove però vi è una prevalenza di arredi e oggettitipici di dimore nobili (più che opere artistiche a se stanti) e in granparte di periodo precedente al XX secolo.- in sostanza, la scelta del Museo Diocesano è dettata dalla considerazioneche il pubblico particolarmente interessato a questo tipo di produzioneartistica, possa trovare in questo istituto quanto di meglio ci sia inLombardia, compresa appunto la "Via crucis" di Fontana- è evidente che tale scelta discrezionale andrà verificata nel tempo comeprevisto dalla convenzione, e se del caso revocata a scadenza o anche inprima in caso di motivata necessità. Mi auguro di aver risposto alla sua richiesta e le invio un cordialesaluto.
————————–Claudio GambaRegione Lombardia – DG CulturaDirigente Struttura Musei Biblioteche Archivi20124 Milano ————————
Prendo atto della risposta.
La trovo esasustiva dal punto di vista "artistico" e chiarisce parte dei miei dubbi.
Solo che, nonostante tutto, mantengo delle fortissime perplessità.
Infatti la questione principale…."Ma che il giovamento economico che se ne sarebbe potuto trarre andrà a ricadere non sugli acquirenti -regione o cittadini tutti- ma su di una realtà che non solo potrebbe non necessitare di tale beneficio ma che, a quanto mi è dato sapere, non ha pagato neanche 1 dei 350.000 euro spesi per poter esporre tale opera." resta aperta.
Nota finale:
essendo diventato gradevole alla regione lombardia. il giorno successivo, ricevo la seguente email
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Email numero 5 -inviata da regione-
Gentilissimo Sig. Sallustro,
sperando di farLe cosa gradita, Le invio il comunicato stampa realizzato dall'agenzia della Giunta, "Lombardia Notizie", in merito all'acquisto della "Via Crucis" di Lucio Fontana.
A Sua disposizione per ulteriori informazioni.
Un cordiale saluto
XXXXXXX
Ufficio Stampa
Assessorato alla Cultura
Regione Lombardia
(Ln – Milano, 12 ago) Approvato dalla giunta regionale della Lombardia, su proposta del presidente Roberto Formigoni e dell'assessore alla Cultura Massimo Buscemi, il contratto di acquisto per la "Via Crucis Bianca" di Lucio Fontana. L'opera, è stata comprata per 350 mila euro dalla Fondazione Ada Bolchini dell'Acqua e, dopo un primo periodo di esposizione al Palazzo della Regione Lombardia, nella primavera 2011, sarà ospitata nelle sale del Museo Diocesano, in base alla convenzione stipulata con la Fondazione Sant'Ambrogio. Realizzata dall'artista lombardo a metà degli anni Cinquanta, la Via Crucis è composta da 14 formelle ottagonali in ceramica monocromatica bianca (41,5 x 21 cm circa), brevemente incise e segnate da accenni cromatici intensi con interventi in rosso sulla figura di Cristo. "L'opera – ha commentato il presidente Formigoni – sarà inizialmente esposta al Palazzo Pirelli e in un secondo momento sarà consegnata al Museo Diocesano dove troverà la sua collocazione definitiva. In questo modo la Via Crucis potrà essere apprezzata e ammirata da un vasto pubblico qui in Lombardia. La Regione intende salvaguardare quest'opera acquisendola nel proprio patrimonio ed affidandone la conservazione e l'esposizione ad un ente di assoluto prestigio come il Museo Diocesano". Il presidente ha sottolineato come l'intento sia di "esaltare il valore unico della Via Crucis", che emerge dall'intreccio di diversi fattori: la committenza sociale radicata in quella borghesia milanese che ha sempre coltivato il senso della solidarietà e della responsabilità verso il bene comune; il connubio tra Lucio Fontana e l'architetto Marco Zanuso (progettista della Casa Materna) due figure di creativi che in Milano hanno le radici; in sintesi, "un'idea di opera sociale in cui solidarietà e bellezza sono le due facce della stessa medaglia". Le 14 formelle – che corrispondono alle 14 stazioni della Via Crucis – furono concepite e realizzate come parte di un intervento per la Cappella della Casa materna Asili Nido Ada Bolchini dell'Acqua, ente che offre aiuto alle ragazze madri in difficoltà. L'edificio in cui è collocata la Cappella, inaugurato nel 1956, fu progettato interamente dall'architetto Marco Zanuso. L'istituto fu voluto dalla Commissione visitatrici per la maternità (che operava con la Mangiagalli fin dal 1924), a capo della quale è stata la benefattrice Anna Bonomi Bolchini, per dare un aiuto concreto alle madri nubili in difficoltà e ai loro figli. In via Cascina Corba 97 a Milano (zona Lorenteggio) nacque così una vera e propria comunità alloggio dove vivevano donne e piccoli in situazioni difficili. Un esempio di mecenatismo in cui anche le strutture architettoniche destinate ad ospitare progetti di solidarietà avevano un'alta qualità, in questo caso frutto del connubio Zanuso-Fontana. La Casa Materna, attiva ancora oggi, ospita un Asilo Nido (comprende tre classi, che accolgono bambini dai 3 mesi ai 3 anni), una Scuola dell'Infanzia (tre sezioni, iscrive bambini dai 2 anni e mezzo ai 5 anni), una Comunità di Accoglienza (destinata a ospitare mamme e neonati in difficoltà, dalla gravidanza al sesto mese di vita del neonato), che dispone di 5 posti e 5 culle. (Ln) |
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