Quanti passi ci separano dal conflitto sociale conclamato?
La zona geografica: la ricca Lombardia.
La specializzazione: parliamo di aziende fortemente legate a realtà che richiedono conoscenze specifiche.
La forma di lotta: gesti che richiamano l’attenzione. Scelte espressive che talvolta trovano spazio nonostante indirizzi sindacali di diverso orientamento.
Non sono un fanatico del metodo induttivo applicato alle lotte sindacali e le variabili in gioco nelle analisi economiche sono troppe per un post, un blog od anche un semplice libro.
Ma fatta questa premessa non posso esimermi da alcune considerazioni.
I lavoratori restano soli a combattere una battaglia che li vede sempre più spesso sconfitti.
Il giorno prima una famiglia vive una quotidianità faticosa ma gestibile.
Il giorno dopo questa parvenza di normalità si frantuma.
Recuperare diventa difficile e a quel punto chi si trova nel dramma sarà, inevitabilmente, disposto ad accettare ogni proposta.
E tanti saluti alla forza dei sindacati che giorno dopo giorno perdono valore.
Per gli errori commessi presenti e passati e per la violenza di una crisi che non sanno come gestire.
In questa cornice abbiamo i dirigenti, troviamo gli operai che non ci credono, i dipendenti senza interesse.
Ognuno di loro, di noi, è ugualmente responsabile.
L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa
Perdendo la vita, restando senza arti, ferendosi gravemente e in modo permanente.
http://it.wikipedia.org/wiki/Caduti_del_lavoro
http://laborsta.ilo.org/
Ed è doppiamente colpevole perchè dovrebbe proteggerli ed invece rinuncia dove sarebbe più importante mostrare forza.
E se le accetti crepi.
Se ti va bene … invece verrai licenziato a causa della crisi, questo mostro che ormai possiamo scatenare tutte le volte che ci fa comodo per giustificare i tagli.
Sono loro i nemici.
Se questa è una guerra, e lo è a vedere dal numero di morti, identificare il nemico è questione di poco.
L’impero, il sistema ed i suoi soldati in giacca e cravatta.
I compromessi in nome del realismo io li chiamo sconfitte.
Perchè, se dovessi usare un grammo del presunto raziocinio che ci viene richiesto per accettare la soluzione meno traumatica, allora mi verrebbe da ribaltare il tavolo e chiedere loro se la real politik nella contrattazione abbia portato il giovamento che ipotizzavano.
E non solo per quanto mi riguarda ma per quanto riguarda il resto dei lavoratori.
Punto l’attenzione sulla Maflow ma sarebbe possibile trovare parallelismi in molti degli altri casi.
Ecco allora che gli strumenti del social networking diventano cassa di risonanza acustica.
Resta il problema dell’attendibilità delle fonti ma, a livello locale, questo è un falso dilemma: le verifiche possono essere fatte sul campo.
Una marcia.
E’ difficoltoso governare una crisi così ampia.
Dire agli elettori che va tutto bene e contemporaneamente sedare le rivolte degli operai che restano senza lavoro.
Ben oltre qualunque dichiarazione restano questi dati:
"L’istituto Cerved ha calcolato che nel terzo trimestre del 2009 i fallimenti avviati sono stati 1.735, pari al 40% in più dell’omologo periodo del 2008; considerando l’arco dei primi nove mesi, il numero totale (6.309) supera del 27% l’analogo dato dell’anno passato."
"E ancora più significativi sono i dati sui concordati preventivi: da gennaio a settembre del 2009 ne sono stati avviati 664, pari addirittura al 76% in più rispetto a quelli iniziati nei primi nove mesi dell’anno scorso."
E nelle zone ricche…
"Le Regioni più interessate dai fenomeni concorsuali sono naturalmente quelle con il maggior numero di imprese, a partire dalla Lombardia; in particolare, nella provincia di Brescia i fallimenti sono cresciuti del 93%. I settori più drammaticamente colpiti sono il tessile e il meccanico dove moltissimi dipendenti in cassa integrazione sono stati costretti a vendere oro vecchio per riuscire a fare la spesa o a pagare il mutuo. "
E non solo la Lombardia.
Ha ragione. Ma non nel senso in cui crede.
(lasciamo perdere la facile ironia che scatenano parole come: << Non sarebbe meglio per tutti rispettare la libertà dell’impresa, vincolando quest’ultima soltanto, ma seriamente, a farsi carico fino in fondo dei costi sociali delle sue scelte?>>
La libertà di impresa? Ma Ichino in che mondo vive? In che schieramento si trova? Chi difende? )
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