Prima di chiedersi se questo blog sia interessante credo sia opportuno domandarsi se, quando non commento, quello che scrivo sia vero.
In fondo se mi limitassi a dire che Berlusconi debba essere processato potrei fare a meno di dover verificare pagine e pagine di link.
Se scrivessi che la lega mi disgusta la chiuderei in fretta e non mentirei.
In sostanza potrei benissimo permettermi di scrivere un pezzo -o anche due- al giorno.
Solo che non va così.
Io non ho tutto il tempo da dedicare a questo blog ed ogni pezzo devo scriverlo, rileggerlo, raffinarlo e tagliarlo più e più volte.
E comunque alla fine qualcosa sfuggirà o non sarà esattamente lineare.
Non posso produrre uno scritto al giorno e spesso neanche uno ogni dieci giorni.
Non sono un giornalista e per campare faccio altro.
Ricordiamoci infatti che, come quasi qualunque altro blogger, sono un produttore di opinioni (views) e non certo un generatore di notizie (news).
Non ho agenzie di stampa che mi possano dare informazioni inedite.
Quello che posso fare, a livello di informazioni, è poco più di una limitata aggregazione.
E rispetto agli eventi riportati esprimere un parere.
Con tali premesse eventuali critiche possono essere mosse a più livelli.
Posso aver cercato poche fonti.
Posso aver cercato fonti non attendibili.
Posso aver cercato fonti parziali -e non sarebbe equivalente a dire inattendibili-
Posso aver cercato fonti non recenti, nel caso si parli di eventi contingenti.
Le fonti "sicure" possono essersi rivelate poco attendibili.
Sono molte le possibili casisitiche legate alla prima fase di stesura di un post.
Va fatta inoltre una seconda premessa: perché?
Perché chiedersi se sia vero quanto scrivo e riporto?
Nello specifico è poco importante, vista anche la mole ridotta di persone che si interessano a quanto segnalo.
Lo è molto di più prestando attenzione ai dati presenti in tale documento:
http://www.ejo.ch/analysis/newmedia/blog.pdf
Il blog, in un significativo segmento di popolazione, sta andando a sostituire consultazioni apparentemente più "professionali".
Quindi, esulando da questo blog in particolare, risulta comunque necessario capire la portata del fenomeno.
Il documento che ho segnalato pur risalendo al 2006 (fonti non recenti) solleva comunque dei punti degni di menzione che forse potranno non essere condivisibili ma che comunque vanno analizzati.
(nutro delle perplessità sulla complementarietà delle due entità virtuali blog/giornali, tanto per citare un punto)
20.000 blog nuovi al giorno sono una realtà da non sottovalutare. Anche se in gran parte sono destinati a morire.
Da non sottovalutare però anche il legame che tali blog si trovano ad avere con le fonti primarie delle notizie.
"In definitiva la fotografia scattata dallo studio dal Pew Research, relativamente al mercato americano, dimostra come il mondo della blogosfera sia largamente dipendente dai media tradizionali, TV e giornali. In termini di contenuti proposti è la blogosfera ad esprimere l’indice di sovrapposizione di contenuti più elevato, mentre Twitter alimenta in parte un circuito alternativo."
In sostanza, escludendo gli errori dei blogger, a leggere l'affermazione si potrebbe dire che se l'errore si genera alla fonte la propagazione dello stesso risulterà massima grazie alla diffusione del nuovo medium.
Ulteriori considerazioni sul rapporto tra blogger e giornalismo potrebbero comunque essere sollevate in questa sede.
I rapporti tre le due realtà infatti non sono sempre facili.
Non sono pochi i casi di giornalisti -anche di testate teoricamente liberali- che si sono scagliati contro il fenomeno "blogger".
Per non parlare dei proprietari dei giornali stessi.
(non scordiamoci che nel tentativo di fermare la migrazione degli utenti internet verso i blog gli stessi giornali abbiano deciso di creare al proprio interno analoghi spazi)
Di contro, in una situazione a suo modo opposta a quella appena citata, esisterebbe una sorta di realtà intermedia definita giornalismo partecipativo.
Una realtà che, partendo dalla premessa che nessuno in questo mondo sia onniscente, dovrebbe produrre blog collettivi e informativi generati da appassionati.
Persone che, secondo gli auspici, spesso potrebbero avere competenze maggiori di giornalisti non specializzati costretti a scrivere articoli su argomenti che conoscono solo parzialmente.
Un blog collettivo che oltre a generare views strutturate e lucide produca anche delle news che possano essere un riferimento concreto e ragionevolmente sicuro.
Le fonti delle news potrebbero essere i blogger stessi, le loro esperienze e la realtà quotidiana che li colloca magari in zone non sempre raggiungibili dagli inviati.
Altri esempi che sovrappongano gli stessi concetti potrebbero essere i siti specializzati (in tutti gli ambiti) che offrono, esattamente come i blog collettivi, news e views.
Vengono a cambiare le percentuali tra opinione e informazione, in alcuni casi muta il legame professionale tra il sito ed il suo collaboratore.
Il tentativo però è analogo.
Di casi che mostrino come il legame tra giornalismo e blog sia delicato ne abbiamo in abbondanza.
Sono esempi eterogenei che non sempre conducono necessariamente ad una situazione critica ma che comunque mostrano il lato debole delle fonti di informazione su internet.
Segnalando qualche caso specifico sarà più facile comprendere i contorni del problema.
Vorrei però selezionarne alcuni in particolare.
Partirei da un blog sul quale talvolta mi trovo ad intervenire: cloroalclero.
In due diverse vicende mi sono trovato ad avere perplessità sul modo di operare del blog stesso.
In seguito però mi sono reso conto che forse non era il blog specifico a generare tali dubbi. Quanto tutta la struttura che regge alcuni tipi di blog -la maggioranza-.
Nello specifico mi sentirei di aver affermare che questo blog sia spesso fonte di spunti interessanti.
Nel primo esempio l'elemento cardine del problema si è rivelato l'intervista rilasciata dalla blogger cubana Yoani Sanchez a Lamrani.
(fonte originale: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=104205)
Lamrani è un professore universitario francese.
La Sanchez è la più famosa blogger cubana.
(in questo caso potremmo, data la fama e la collocazione della scrittrice, parlare di un blog che genera opinioni e notizie)
Nella pagina segnalata è presente l'articolo originale e, correttamente, un successivo update relativo alle smentite della Sanchez.
Quanto si è verificato è che tale intervista sia stata integralmente riportata su diversi siti.
In questa versione dell'intervista l'immagine che emerge della Sanchez è quella di un donna incapace di rispondere in modo esaustivo o anche lontanamente soddifisfacente alle domande di Lamrani.
E' un pezzo discretamente lungo.
Sul blog di cloro ci siamo sprecati in commenti e la notizia, tanto grazie a questo blog quanto grazie a decine di altri, ha trovato un suo spazio virtuale decisamente ampio.
Cuba resta un tema scottante e questo tipo di notizie è sempre seguito con attenzione.
In seguito, dopo pochi giorni, la Sanchez ha smentito che tale intervista abbia mai avuto un simile svolgimento.
Non ha negato a priori l'avvenuto dialogo quanto piuttosto la formula dialettica descritta.
(fonte originale italiana di Gordiano Lupi riportata su La Stampa: http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_articolo=217&ID_blog=272&ID_sezione=597
fonte originale: http://www.desdecuba.com/generaciony/?p=3269)
Allo stato attuale la situazione è ferma e presto verrà dimenticata.
O utilizzata dalle parti per smentire o dimostrare un punto di vista.
Non posso sapere cosa sia successo.
Ma se davvero quest'intervista ha avuto luogo ed è avvenuta nei termini descritti da Lamrani e se, come afferma lo stesso Lamrani, è stata registrata perché allora non è disponibile il file audio di tale accadimento?
Risolverebbe il problema alla radice.
Io questa ricerca del file audio l'ho messa in atto ma senza risultati.
Cloroalclero ha pubblicato questo aggiornamento segnalando la smentita della Sanchez (non entro nel merito dei giudizi espressi ma è stata comunque inserita la segnalazione).
Altro caso un presunto testo di Saviano su Gaza e i palestinesi preso dalla pagina facebook di questo autore.
Considerazioni razziste e poco approfondite che non davano una buona immagine dello scrittore.
La prima volta che ho avuto modo di leggere tale scritto è stato sempre sul cloroalclero.
Le affermazioni giungevano dal seguente link
http://sitoaurora.splinder.com/post/22937719/roberto-saviano-sui-palestinesi-e-su-gaza
Tale testo, dopo approfondita ricerca, non è risultato disponibile.
http://www.facebook.com/pages/Roberto-Saviano/17858286863
Dal momento in cui il testo è apparso sul Cloroalclero mi sono mosso per verificarne l'autenticità.
Dopo alcuni giorni di ricerche e discussioni (interne anche a cloroalclero) ho rotto gli indugi ed ho scritto direttamente ai curatori della pagina facebook di Saviano.
La risposta è stata semplice e chiara:
Gentile Fabio, tale intervento non è mai apparso pubblicamente sulla pagina di Roberto Saviano.Un saluto.
Lo Staff
—– Original Message —–
From: [email protected]: [email protected]
Sent: Thu, 1 Jul 2010 06:10:49 +0000
Subject: Intervento Saviano su Facebook.
A seguito di tale comunicazione mi sono messo in contatto con chi gestisce Cloroalclero e nel giro di pochissime ore hanno correttamente ritenuto opportuno rimuovere l'intero articolo in questione.
Specifico, come nota personale, che in entrambi i casi i due protagonisti involontari (Saviano e la Sanchez) delle vicende non incontrano esattamente il mio favore.
Detto questo però non posso fare a meno di notare che la pubblicità che hanno ricevuto non è stata positiva.
Nel primo caso non è stato possibile stabilire l'autenticità del documento ma è stato possibile verificare il sito che per primo ha ospitato l'intervista.
Internet, con i blog e i giornali, ha diffuso la notizia in pochissimo e in tempo altrettanto breve è stata diffusa la successiva smentita.
Rebelion è un giornale online.
Il sito della Sanchez è la seconda fonte, diretta anche in questo caso.
Nel secondo esempio invece la diffusione del testo ha avuto una propagazione minore e in tempi comunque brevi si è giunti a una limitazione della divulgazione.
In questo caso non sono riuscito ad arrivare al "paziente zero".
Un terzo caso, decisamente più interessante, riguarda l'Espresso.
Nella sezione blog ha trovato spazio un intervento di denuncia.
http://lettere-e-risposte.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/06/16/la-violenza-sessuale-sui-minori-secondo-pdl-e-lega/
Lo stralcio finale del testo è il seguente:
"Firmatari, alcuni senatori di Pdl e Lega che proponevano l’abolizione dell’obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minori, se – appunto – di “minore entità”.
Violenza sui minori dunque."
A fronte di questo intervento la risposta della rivista è stata:
"La notizia era nota, ma quasi incredibile nella sua spudoratezza. L’emendamento è stato per fortuna stoppato dai rappresentanti del Pd. Grazie della segnalazione e del prezioso elenco (con curriculun) dei firmatari"
Repubblica non si tira indietro e produce rabbia e sdegno.
I firmatari di questa infamia?
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emend&leg=16&id=484505&idoggetto=532211
Peccato che tutto questo sia quanto meno inesatto.
E che non si parli di "violenza sui minori".
Inoltre molti dei termini della questione andrebbero decisamente approfonditi.
Cominciano alcune voci dissonanti.
http://www.butta.org/?p=3629
http://www.butta.org/?p=3559
http://www.mantellini.it/?p=8101
E si entra nel merito.
Il merito non è così cristallino come si immaginerebbe.
Affatto.
La sensazione, andando a scavare, è che lo sdegno prodotto da quella lettera perda parte della sua legittimità non essendo stato generato da indagini quanto meno approfondite.
Indagini che, parlando dell'Espresso, sarebbero dovute risultare obbligatorie.
Il rischio , procedendo precipitosamente in una critica non verificata, infatti è quello di svilire una possibile successiva analisi di merito a causa di troppe precedenti valutazioni errate.
Andando a leggere i dubbi sollevati da alcuni dei lettori le risposte della rivista non sono state affatto concilianti.
E questo non solo non giova ma lascia la sensazione sgradevole di aver avuto a che fare con un interlocutore incapace di entrare nel merito delle obiezioni.
Un quarto caso, legato a quegli utenti solitamente chiamati "nitpickers", potrebbe essere quello di Luttazzi.
Appassionati di satira, attenti ed estremamente competenti, si sono attivati producendo una mole di dati impensabile per una singola, pur capace, persona.
E con questo spirito sono riusciti a rilevare comportamenti quanto meno discutibili del comico.
Mi sono già speso lungamente sulla questione ma non posso non fare a meno di notare che pur non parlando di giornalismo una volta di più la riparazione del danno è stata messa in atto da internet stesso, dai suoi utenti.
Inoltre, come è stato fatto notare da diversi validi osservatori (wu ming1), l'appropriazione della news è stata fatta dal giornale "l'unità" nei confronti dei nitpickers. Un processo inverso rispetto a quello che spesso viene denunciato dai giornalisti.
Il giornale ha giovato dei meriti degli internauti (che certo non sono restati nè silenziosi nè proni una volta che questo si è verificato).
In modo analogo a quanto successo con l'unità per Luttazzi qualcosa di simile è accaduto sul corriere per BP.
Foto ritoccate e pubblicate dalla British Petroleum sono state passate al vaglio attento dei blogger che nel giro di poco hanno rilevato delle manomissioni.
Il corriere ha reso tale sforzo una SUA notizia.
E infine parliamo di Wikileaks, anche se solo di sfuggita.
Server in diversi paesi (Islanda, Norvegia e acluni altri)
La struttura è semplice: essere umani reali e in carne ed ossa inviano documenti che rivelano segreti innominabili di varie nazioni. Si cerca nel possibile di mantenere l'anonimato delle fonti.
(più o meno è questa la prassi, con alcune variazioni)
In questo senso il processo è il seguente:
1) L'informatore rende disponibile a wikileaks la notizia.
2) La notizia va online e viene amplificata.
3) Gli addetti ai lavori -giornalisti ed analisti politici- la prelevano da Wikileaks e, se degna di nota secondo i loro criteri, viene ulteriormente amplificata dalle varie testate.
4) La notizia torna, questa volta infinitamente più dirompente, sul piatto dei navigatori.
5) Contorno: l'ira di altri giornalisti e dei governi.
Di recente -nonostante la sua breve vita- wikileaks è tornata di moda a causa degli Afghan War Diary: documenti riservati sulla guerra in Afghanistan.
Con una straordinaria politica di terrorismo mediatico "the times" si è scagliato contro il sito accusandolo di mettere a repentaglio la vita di molti afghani.
"Wikileaks ha le mani sporche di sangue"
(sfortunatamente gran parte degli articoli sono protetti da copyright)
http://www.thetimes.co.uk/tto/public/sitesearch.do?querystring=wikileaks§ionId=342&p=tto&pf=all
Riegle, ex dirigente della Homeland Security ha dichiarato che "qualcuno potrebbe essere ucciso nei giorni successivi"
Questo a causa dei nomi rivelati nella documentazione messa online.
Lo stesso Karzai si è scagliato contro queste rivelazioni.
Il massimo viene raggiunto dal pentagono che "pretende" la restituzione di documenti segreti che non sono neanche riusciti a preservare.
Quello che è successo in realtà è semplice:
i governi e i giornali asserviti si scagliano contro il messaggero tentando di far dimenticare il messaggio.
E' qualcosa di enorme per quanto è osceno accusare wikileaks di avere le mani sporche di sangue quando la documentazione rivela "76.900 segnalazioni di incidenti e di rapporti di intelligence sulla guerra afgana, fornendo un ritratto devastante e fallimentare del conflitto contro i talebani. Le gole profonde rivelano, tra l'altro, l'uccisione non registrata di centinaia di civili da parte delle forze della coalizione, l'aumento degli attacchi dei talebani e i timori dei comandanti della Nato sui tentativi di insurrezione alimentati da Pakistan e Iran."
76.000 incidenti.
Centinaia di civili morti in silenzio.
E in tutto questo la forza dell'oscenità risiede nell'arroganza del governo di Obama e nei fantocci (Karzai) di "pretendere la restituzione" di documenti che solo per quanto trascritto dovrebbero far scattare centinaia di denuncie.
Stordisce pensare che Robert Gates abbia il coraggio di affermare che Wikileaks è "moralmente colpevole" di quello che succede agli afghani.
Wikileaks.
Non lui che occulta la verità e che è molto più che "moralmente colpevole" di tutti quei morti.
In un certo senso questo da il senso del livello a cui è giunta l'arroganza del potere.
Ovunque.
-tra le altre cose su wikileaks sono disponibili anche le "marchette" di Prodi vs. Bush e la volontà di aumentare il contingente in Afghanistan IN SEGRETO, leggetele perché meritano-
http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/28/news/afghanistan_soldati_italiani-5898227/
http://www.julienews.it/notizia/politica/wikileaks-il-governo-prodi-garanti-rinforzi-in-afghanistan/52793_politica_0.html
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100730/pagina/01/pezzo/283595/
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=143653
Anche in questo caso, come già affermai per la freedom house, dobbiamo però essere cauti.
Non è detto che ogni informazione ottenuta sia necessariamente oro colato.
Non è detto che Assange, il fondatore, sia persona alla quale riferisi sempre e comunque. Anzi.
Non è detto che alcuni nomi non potessero venire oscurati -per quanto sembrerebbe che wikileaks non abbia pubblicato 15.000 documenti proprio per evitare ripercussioni su eventuali informatori afghani-
E ancor più non è detto che la stessa wikileaks non possa essere strumento per un secondo fine.
Esattamente come freedomhouse.
Sarebbe infatti fondamentale avere chiaro chi finanzia cosa e a quali condizioni altrimenti si rischia di sostituire un paradigma di riferimento sbagliato con uno altrettanto inopportuno.
(è in corso una polemica a riguardo)
http://news.cnet.com/8301-31921_3-20011106-281.html
http://cryptome.org/
Se tutto questo non è facile da capire, se anche si rischia inevitabilmente di scivolare in una salutare paranoia, restano comunque le documentazioni.
E resta il mezzo internet che trova al suo interno i controlli necessari per essere rivoluzionario
Uno strumento che sembra covare gli anticorpi necessari per estinguere in tempi ragionevolmenti brevi le informazioni che non abbiano un fondamento.
Che siano niptickers attenti e specializzati, casuali lettori o studiosi appassionati capita quasi sempre che ad un prima fase di produzione di notizie subentri una seconda fase di verifica.
I tempi, dato che parliamo di internet, si sono ridotti e la verifica si è moltiplicata.
Esattamente come wikipedia, in questo dinamico scorrere delle informazioni -e delle collegate opinioni-, si crea il flusso di partenza e si generano gli argini che lo guidano nel percorso.
Se è necessario, tali argini si restringono fino ad esaurire il flusso o si ampliano creando ulteriori ramificazioni.
Ma il risultato anche se non perfetto è quanto di più potente la società abbia mai avuto.
Esiste un problema? Si, ma è un problema più complesso di quanto non si pensi.
Solo che non è più ampio.
Talvolta ramificandosi produce insieme al dilemma anche la sua soluzione.
Non riguarda solo i blogger ma anche i giornalisti di professione.
Una volta, anni addietro, mi sarei potuto permettere di attingere informazioni da pochi portali.
Adesso questo non è più possibile.
Devo cercare, cercare, filtrare e capire.
E come direbbe un mio amico -e non solo lui- in questo caso…
"TROPPE INFORMAZIONI UGUALI ZERO INFORMAZIONE"
Ulteriori link di riferimento:
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_ottobre_23/blogger-professinisti-aumento_c77d6e9e-bfd1-11de-856b-00144f02aabc.shtml
http://georgiamada.splinder.com/post/15745173
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